Fourplay – Fourplay

(Andrea Romeo)

Smooth ovvero liscio, morbido, levigato, fluido, qualcosa di attraente, coinvolgente e privo di asperità o spigoli: unito al jazz definisce un genere musicale nato, verso la metà degli anni ’70, grazie ad alcuni lavori di George Benson seguito, a stretto giro, da altri personaggi come Chuck Mangione, gli Spyro Gyra, Al Jarreau, Grover Washington, la stessa Anita Baker, che proveniva dall’R&B.

Ma la vera esplosione di questo crossover tra jazz, soul ed R&B, diretto antesignano della fusion, avvenne nel decennio successivo ed ebbe come epicentro artistico gli Stati Uniti; tra gli anni ’80 e ’90 coinvolse musicisti di altissimo livello, alcuni nati artisticamente in ambito jazz, altri invece divenuti noti proprio in questo contesto.

I Fourplay nacquero agli inizi degli anni ’90 quando quest’ambito musicale si era già ampiamente consolidato, e da subito si posero tra gli elementi di punta, tra coloro che lo avrebbero esaltato nel decennio che andava ad iniziare; i nomi, del resto, erano quelli di musicisti già assurti a livelli di vera e propria eccellenza.

Robert McElhiney “Bob” James, tastierista, scoperto da Henry Mancini e Quincy Jones, aveva già lavorato con Sarah Vaughan, Gabor Szabo, Milt Jackson, Stanley Turrentine, Grover Washington Jr. ed ancora con Maynard Ferguson, David Sanborn, Earl Klugh e Kirk Whalum.

Lee Ritenour era chitarrista dall’indiscusso talento e con una avviata e brillante carriera solista durante la quale aveva già incrociato artisti del calibro di Tom Browne, Dave Grusin, The Yellowjackets, Djavan, Kenny G, Ernie Watts, Alan Broadbent, John Patitucci ed il batterista Harvey Mason.

Nathan East, bassista, negli anni ’70 aveva iniziato una notevole serie di collaborazioni che andavano dal rock, al pop all’R&B, proseguite nei decenni successivi durante i quali avrebbe suonato con artisti quali Clapton, Wonder, Hancock, Jackson, Sting, Gabriel, Collins, Toto,ma l’elenco è davvero infinito…

Harvey Mason, batterista che aveva già lavorato con Ritenour, aveva collaborato tra gli altri, con Gerry Mulligan, Chet Baker, Headhunters, Ron Carter, Donna Summer, Dave Grusin, Chet Atkins, Joe Pass e Miles Davis.

Quattro personaggi importanti dunque, strumentisti eccellenti ma anche musicisti già coinvolti in arrangiamenti e produzioni di primissimo piano: la decisione di unire le forze creò perciò una notevole aspettativa che non andò affatto delusa perché l’album di debutto, che portava il loro nome, schizzò in cima alla classifica Contemporary Jazz di Billboard, dove rimase per oltre otto mesi (giunse al sedicesimo posto nella classifica R&B ed al novantasettesimo nella US Billboard 200), vendendo ben oltre un milione di copie e divenendo ovviamente disco d’oro.

Dagli Ocean Way Recording Studios e dal Sunset Sound Studio di Hollywood, dai Pyramid Studios di Los Angeles e dagli Starlight Studios di Malibù, California uscirono, per poco più di un’ora di musica, undici tracce che definirono compiutamente lo stile e le caratteristiche espressive che la band avrebbe mantenuto fino ai giorni nostri; il mood traspare sin dalle prime note di Bali Run, brano che apre l’album e ne definisce in modo chiaro i connotati principali: atmosfere eteree, solari, grazie ad una chitarra ed ai synth dai suoni morbidi e delicati, ed una ritmica che incide in modo importante nel suo sviluppo, quando East si incarica di dettare la melodia, ma anche quando il brano sale di intensità e Ritenour esce in maniera prepotente; alla fine il riff portante si fissa davvero nella mente quasi fosse una strofa cantata.

Con la medesima fluidità si dipanano i brani seguenti, dalla melliflua 101 Eastbound, quasi uno sguardo verso il mare mentre si percorre la Pacific Coast Highway, alla più notturna Foreplay, commento musicale decisamente più adatto ad una situazione, diciamo così, “after the sunset”, sino agli echi indubbiamente latin di Moonjogger.

I quattro cambiano spesso modalità espressiva ma interplay e capacità di intersecare le linee strumentali restano le note dominanti dei pezzi; altro dettaglio, di non poco conto, il gusto nella scelta dei timbri strumentali, fattore affatto secondario perché è grazie ad esso che i singoli brani riescono ad essere aderenti alle intenzioni.

Ci sono anche tracce ritmate, come Max O Man dove, ad una batteria che tira dritto senza soluzione di continuità, si affiancano basso e chitarra, in sincrono o alternandosi, a spezzare quella melodia che il piano conduce, sempre negli spazi “giusti”; After The Dance è invece, a buon diritto, il brano “smooth” per eccellenza dove classe, stile, eleganza ed un gusto anche estetico per la costruzione musicale, rappresentano un esempio quasi di scuola della più felice sintesi tra soul ed R&B.

Quedrille è il regno incontrastato di James e del suo pianoforte, brano arioso ricco di aperture, anche chitarristiche, che non scivola mai nel virtuosismo, mentre Midninght Stroll riprende le coordinate di Moonjogger ma in un ambito più urbano, in una New York, o Los Angeles, o San Francisco, decidete voi… notturna, piena di angoli bui, dal fascino misterioso; October Morning apre invece uno squarcio autunnale, come da titolo, narrando in musica una giornata intensa e riprendendo vagamente le suggestioni di quella Early A.M. Attitude che Ritenour aveva creato, con Grusin, sei anni prima.

Wish You Were Here è la ballad dell’album: chitarra elegante, anche piaciona, tastiere d’atmosfera, batteria sorniona, insomma “tender is the night”, you know what I mean…

Si chiude con Rain Forest, brano di ampio respiro che si apre, grazie a pianoforte e chitarra acustica, verso mille personalissime suggestioni e fascinazioni.

I Fourplay proseguiranno la loro brillante carriera sino ai giorni nostri: nel 1997 Larry Carlton prenderà il posto di Ritenour, cedendolo a sua volta nel 2010 a Chuck Loeb, venuto a mancare nel 2017 e sostituito, per i concerti, dal sassofonista Kirk Whalum; da questo debutto sono trascorsi trent’anni, quattordici album, un live ed una raccolta… La speranza è che, allo stand-by attuale, faccia seguito una nuova incarnazione, per questi grandi maestri di eleganza e musicalità.

(Warner Bros, 1991)

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