Fields – Feeling Free-The Complete Recordings, 1971-73

Strana storia quella dei side project, degli spin-off musicali, di quei progetti che spesso nascono per caso, durante le pause, prima di iniziare un percorso oppure al termine dello stesso: talvolta, come le meteore, brillano per pochi istanti e scompaiono, altre volte invece, più raramente, subentrano al progetto principale per diventarlo a loro volta; c’è infine una terza opzione, certamente meno gloriosa, quando un progetto si manifesta appena e si volatilizza nel momento stesso in cui inizia a prendere vita.

La vicenda dei Fields appartiene a quest’ultima eventualità: nel giro di due anni la band nacque, nel 1971, registrò nel 1972 il primo album, Fields, da cui venne estratto il singolo A Friend of Mine, registrò nello stesso anno, prima di sciogliersi, il secondo lavoro, Contrasts: Urban Roar to Country Peace che la casa discografica decise di non pubblicare e che vide la luce solo nel 2015, quarantatre anni dopo: apparsi e scomparsi praticamente in ventiquattro mesi… quasi un record.

Quando il tastierista Graham Field abbandonò i Rare Bird agli inizi del 1971, non lo fece per questioni di divergenze artistiche quanto invece più strettamente economiche: malgrado il successo dei primi due album, Rare Bird ed As Your Mind Flies By e soprattutto dal singolo Sympathy, la band spendeva quanto guadagnava ed il musicista, e principale compositore del gruppo, riteneva la situazione ormai insostenibile.

Decise di rivolgersi ad un’altra etichetta e scelse la CBS che, in teoria, garantiva un trattamento migliore agli artisti già noti e firmò un contratto di tre anni per tre album; si trattava di mettere insieme la band con cui realizzarli e Fields chiese aiuto a chi era preparato nel creare e gestire una band, Robert Fripp, e proprio dall’universo dei King Crimson arrivarono i musicisti di cui aveva bisogno: il primo fu Andy McCulloch, ventiseienne batterista di Bournemouth che l’anno prima aveva sostituito Michael Giles nell’album Lizard, il secondo Alan Barry, cantante, chitarrista e bassista proveniente dai Giles Brothers, sempre in area KC, che si occupò anche del Mellotron.

Feeling Free-The Complete Recordings, 1971-73 propone subito il primo album, oltre ad un paio di alternate takes e a due brani, tra cui l’inedito Wouldn’t You Agree, robusto classic rock venato di prog, registrati nel Dicembre del 1971 durante la trasmissione di BBC Radio One Sounds of the 70s: dal nulla spunta fuori un lavoro eccellente, in stile crimsoniano a partire dal singolo che apre l’album, A Friend of Mine, in cui si mescolano gli elementi classicheggianti delle tastiere, sostenuti dal notevole drumming di McCulloch e da un Barry eccellente, al basso ed alla voce.

L’equilibrata divisione tra fughe strumentali e parti cantate si ripete nei brani successivi in cui l’eccellente lavoro dei tre si manifesta palesemente: in While The Sun Still Shines, nella delicata ballad Not So Good, in una medieval-psichedelica Not So Good, curiosa sia per l’uso delle percussioni che per un andamento da giga elettrica, Barry si rivela anche ottimo chitarrista e tastierista, creando con Fields un tappeto melodico in cui inserire parti soliste, di chitarra e Mellotron, azzeccate ed espressive; album vario, che richiama le band di provenienza ma offre ampi spazi di sperimentazione nei suoni e nelle ritmiche: a proposito dell’onirica Slow Susan, l’ispiratrice del pezzo Susan Cummings ricorda: “This instrumental was written for me in 1971 in London. Graham told me it was when he came into the recording studio and I was just waking up from a nap on the couch. I purchased the album years later back in Vancouver.

Crimsoniana è la successiva Over And Over Again, ritmo spezzato, break e riprese, costruzione complessa ed affascinante in cui i tre sfoggiano abilità e sensibilità, specie nel finale davvero pirotecnico, seguita da una classicissima Feeling Free, ballad in stile Uriah Heep e da un’altrettanto delicata e bucolica Fair Haired Lady, voce e chitarra acustica con minima tastiera di sottofondo; l’intro di A Place To Lay My Head ricorda quello della versione di Joe Cocker di With a Little Help from My Friends, ma tutto il brano scorre su quella falsariga con un eccellente Berry alla voce, cantante sottovalutato che ha raccolto davvero poco, rispetto alle proprie doti.

Si chiude con The Eagle, strumentale movimentato, a tratti virtuosistico e dall’eccellente dinamica che i Fields alimentano con accelerazioni improvvise, sostenuto da una chitarra che, affiancata dalle tastiere, disegna architetture musicali notevoli, lasciando al piano la coda finale.

La band cambia pelle, Berry lascia sostituito dal bassista, chitarrista e cantante di Birmingham Frank Farrell proveniente dai Supertramp e registra il secondo album che non vedrà la luce per decenni; racconta Fields: “The new faces did not want to know us.” ed allora i tre dovettero chiudere definitivamente la loro esperienza.

Il secondo lavoro, sin dalle prime note pare più asciutto nei suoni ma ribadisce l’attitudine dei Fields nello strutturare parti strumentali eccellenti: significativa Let Her Sleep, con Farrell integrato nel sound ed il leader ispirato nei fraseggi tastieristici; Wedding Bells è tra i primi brani a coniugare prog e pop, Someone to Trust una ballatona psichedelica, Wonder Why un jazz-rock pregevole e dal retrogusto funk ed anche Music Was Their Game si muove tra pop e rock classico, con un ritmo altalenante e le tastiere in levare rispetto alla lineare batteria di McCulloch.

Come il suo predecessore non ha una linea musicale precisa, tuttavia mantiene una certa coerenza: The Old Canal, ballad romantica che spezza il ritmo, Put Out to Grass spigliato, ricco di cambi di tempo, pause e riprese, brillante e movimentato, Storm bucolico, parte lentamente e cresce sino ad un finale davvero potente; le outtakes sono Set Yourself Free, notevole e ben costruita pop song acustica, The River, brano per sole tastiere, più un abbozzo che un pezzo definitivo e Spring, altra curiosa traccia di rock and roll tastieristico da cui sarebbe potuto certamente nascere altro.

Un management dubbioso quando poco interessato, un mercato in piena esplosione e ipertrofico quanto a proposte musicali, tre artisti delusi dal music business e dalle sue regole e la fine dei Fields fu quasi inevitabile: Fields uscì dall’ambiente, salvo rientrarvi anni dopo per produrre temi musicali per la tv, McCulloch contribuì a fondare i Greenslade prima di ritirarsi e diventare uno yachtsman a tempo pieno, Barry entrò nei King Harry realizzando l’album Divided We Stand nel 1977, Farrell divenne direttore artistico del primo The Rocky Horror Show, transitò nei Renaissance, lavorò con Leo Sayer, continuò a scrivere e si esibì come session man, sia in tour che durante numerosi show televisivi, con diversi artisti tra cui Joe Jammer e Tim Buckley, fino all’improvvisa scomparsa, nel 1997, a  soli cinquant’anni.

Henri Strik, di Backgroundmagazine, sintetizza bene la loro vicenda: “It’s a pity that record companies often decide what kind of music a band should record. If the staff of the band’s American record label hadn’t changed that soon after signing the record deal, well, who knows what else Fields would have had in store for us. I think more gems like their debut album would have spinned on a regular basis on my turn table. No doubt about that.

(Esoteric/Cherry Red Records, 2022)

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