Eddie Vedder – Earthling

(Andrea Romeo)

Due anni e mezzo in cui anche la musica ha vissuto momenti delicati, e non ancora metabolizzati, tra i quali l’assenza totale dei grandi concerti, raduni di appassionati che si ritrovano per celebrare una sorta di rito, ciò che è stato da sempre il terreno “di casa” di una band, i Pearl Jam, che ha fatto del rapporto diretto con il pubblico uno dei momenti chiave della propria carriera, dai club di Seattle sino ai grandi stadi.

Per Eddie Vedder il momento giusto per staccare, guardarsi dentro, capire a che punto fosse giunta la propria vita e dare un seguito a quell’album particolare che è stato Ukulele Song, ultima uscita solista risalente ormai al lontano 2011.

Non un’operazione da affrontare da solo però, ed allora ecco un piccolo gruppo di collaboratori a partire da Andrew Watt, bassista, chitarrista, tastierista, percussionista e produttore, già giovanissimo con i California Breed di Glenn Hughes, poi opener per Jane’s Addiction e Cult e collaboratore tra gli altri di Justin Bieber, Avicii, Lana Del Rey, Ozzy Osbourne, Miley Cyrus, Glen Hansard ed Elton John, personaggio poliedrico capace di muoversi tra musica di nicchia e mainstream; insieme a lui Josh Klinghoffer, chitarre, ex-Red Hot Chili Peppers, protagonista della scena alt-rock e, dopo l’uscita di Gigaton, session man con i Pearl Jam e Chad Smith, batterista di RHCP e Chickenfoot: quattro personalità con molti punti in comune, ma anche peculiarità differenti, base ideale per ottenere qualcosa di stimolante.

Poi gli ospiti, anch’essi eterogenei: Benmont Tench Hammond in Long Way e Picture, Danny Long piano nella conclusiva On my Way, Stevie Wonder che presta l’armonica nella “punkettara” Try, Elton John canto e piano in Picture, laddove Abe Laboriel Jr. si occupa di batteria e percussioni, che crea insieme a Vedder un brano pop-soul di ampio respiro, Olivia ed Harper Vedder, figli di Eddie, voci rispettivamente in Try e Long Way, Ringo Starr e le sue bacchette, sulla beatlesiana (poteva essere altrimenti?…) Mrs. Mills: input differenti, suggestioni dissimili che l’artista di Evanston, Illinois mescola realizzando un album eclettico, figlio di input diversi che, in un periodo di stasi, si percepiscono con più forza e nitidezza.

Si inizia con una inattesa Invincible, epica e cantautorale, brano che esprime insieme una sferzata di energia ed una malinconica occhiata sulla realtà, seguita da un brano chiaramente Pearl Jam-style come Power of Rights che, grazie al ritmo serrato, comunica una sorta di urgenza nel ricercare il contatto, la presenza.

Long Way è la road ballad, quella che metti quando, attraversando un luogo senza la fretta di arrivare e godendoti il paesaggio intorno mediti, rifletti, lasci scorrere i pensieri, un brano leggero ma meditativo dopo il quale troviamo Brother the Cloud che, ad un primo ascolto, sembra uscita dalle sessions di Backspacer, soprattutto per le sequenze ritmiche tipiche della band “madre”.

Altra road song è Fallout Today, indolente, che ritrae velatamente l’atteggiamento verso la vita di un Vedder che, avviato verso la sessantina, si guarda indietro ma guarda anche avanti, in una sospensione temporale che alimenta sia desideri che dubbi.

E che questa contingenza ispiri un viaggio interiore lo si percepisce nitidamente in The Dark, springsteeniana nel suo incedere svelto, da treno in corsa, rock esuberante e trascinante grazie a Smith e Watt a cui non pare vero di potersi lasciare andare; The Haves invece, è decisamente agli antipodi: minimale, intimista, buona prima di una partenza, oppure dopo un arrivo, brano dal mood a suo modo “conclusivo”, riassunto di un percorso per certi versi molto nello stile di Into the Wild.

Eddie non si pone problemi di uniformità artistica: cavalca l’onda dell’ispirazione, la asseconda e dunque non mette in fila brani coerenti, ed ecco perchè Good and Evil spariglia subito le carte partendo a razzo, chitarre sature, Smith che martella senza tregua e Vedder che torna, per un attimo, alla Seattle anni ‘90 che lo vide esplodere artisticamente; stessa furia nella successiva Rose of Jericho, altro momento in cui il passato rende palese la sospensione, tra prima e dopo, che caratterizza l’intero lavoro.

Ma è proprio a questo punto che l’album cambia clamorosamente direzione spiazzando l’ascoltatore: Try è un brano quasi surreale, punk, come già detto, ma con la straniante armonica di Wonder a renderlo un mix di punk, rock, folk, country, una giga accelerata distante da quanto ascoltato prima; stessa cosa, in modo differente, avviene in Picture, brano marchiato Elton John per stile, approccio, scrittura e certe fughe pianistiche davvero tipiche, canzone quasi vintage che presenta anzitutto un duetto vocale decisamente imprevedibile ma che, nei fatti, funziona bene.

Di Mrs. Mills si è già detto, e non è certo beatlesiana per la presenza di Ringo quanto perchè è stata scritta proprio in quel modo, incluso l’uso dei fiati, ed il batterista è solo la ciliegina sulla torta che permette di recuperare quel frammento di storia musicale, inserendovi qualche eco, appena accennato ma percepibile, di Father and Son.

Chiusura assolutamente ad effetto, non fosse che per la presenza, tra le tracce vocali di On my Way, del campionamento della voce di Edward Louis Severson Jr. padre biologico di Vedder mai conosciuto, che se ne andò quando il piccolo Edward Louis Severson III aveva all’incirca un anno e della cui morte, a causa della sclerosi multipla, venne a sapere solo molti anni dopo; titolo emblematico, presenza molto più che simbolica, brano tra i più personali che lo collega, e lo allontana, dal suo passato.

Earthling è un disco onesto, sincero, autentico: Eddie Vedder racconta chi sia, come si senta e dove si trovi, a questo punto della propria vita.

Il viaggio riparte da qui, con qualcosa da portarsi dietro, ma anche qualcosa da chiudere nel cassetto, lasciandolo alle spalle definitivamente: ad accompagnare Vedder dal vivo saranno The Earthlings ovvero Glen Hansard, Chad Smith, Josh Klinghoffer, il bassista dei Jane’s Addiction Chris Chaney ed Andrew Watt.

(Seattle Surf/Republic Records, 2022)

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