Dust Mountain – Hymns For Wilderness

(Sandro Priarone)

Il buio vitale di Tampere, Finlandia, crea una nuova formazione musicale sotto forma di Dust Mountain. Folklore e vecchie consuetudini agganciano in maniera teoretica la band con il suo luogo d’ origine. Una città ad alta concentrazione industriale, sede del Lenin Museum, dove le istituzioni sociali, politiche, economiche e le attività artistiche e scientifiche, sono in pieno sviluppo. Pluri-relazioni fra le grandezze che influenzano un fenomeno di notevole risalto come la label finlandese Svart Records, una proposta d’arte musicale con forbita sensibilità underground e avant-garde. Equazioni dal passato che contengono le tendenze di un futuro non decifrato ma propulsivo. Una terra in cui il buio domina quasi incontrastato ed entra in ogni fibra del sapere, interseca l’identità di paesaggi incredibili e perfora la bellezza antica con le tradizioni del paganesimo-animista silvestre. I costumi ormai dimenticati, il pensiero degli sciamani nordici, la giocosità di un incantesimo di mezza estate. Una similitudine appartenente a “La Partenza di Väinämöinen” un dipinto dell’Ottocento di Axél Waldemar Gallén raffigurante un personaggio con la lunga barba in procinto di andarsene con la sua barca. In verità questo soggetto non è un uomo, ma un dio del paganesimo finnico-precristiano chiamato Väinämöinen in cui alcuni critici vedono l’ispirazione di R.R. Tolkien per il suo straordinario Gandalf. Al suo fianco ci sono due figuri ed un bambino dal viso irriconoscibile mentre suona lo strumento nazionale Suomi, il kantele. Poco di lato si scorge una seconda scena, più sfumata, che ritrae tante persone assorte, pallide, intente ad adorare una madre con un piccolo bambino. L’artista in questo dipinto sembra voler comunicare che il Cristianesimo ha derubato la Finlandia della sua radice culturale più profonda, fondata su culti e concezioni politeiste. Dust Mountain scorge, in queste pieghe, una sorta di ribellione all’industrializzazione e alla tecnologia, alla sostituzione di divinità ancestrali con la liturgia della Chiesa, come a cercare una formula magica, efficace e mistica, per affrontare il rapporto tra umanità e natura ormai drammaticamente evidente. I fratelli Henna e Toni Hietamäki, vocalist e tastiere (rispettivamente Cats of Transnistria, Henna & Houreet e Oranssi Pazuzu, Waste of Space Orchestra) sono il fulcro centrale del gruppo che comprende Jukka Rämänen, batteria (Dark Buddha Rising, Hexwessel, Atomikylä), Pauliina Lindell, chitarre e voce (Vuono, Oranssi Pazuzu photographer), Riku Pirttiniemi, basso (Death Haws). Un tempo si sarebbero definiti un supergruppo. Ora gli scambi e le collaborazioni tra formazioni apparentemente differenti sono una costante del rock a queste latitudini, con una brillante mutazione di vibrazioni ed eclettismo sonico.

Usanze folk in direzione progressiva, vapori metallici, arte tecnica satura e ammaliante, psichedelia tra demoni e angeli nella spirale tetra del krautrock.

Una fede boreale che prende il sospiro dalla struttura modale della musica antica. Spiritualismo celestiale che fonde l’essenza dei Pentagle con le forze imperiture dei Popol Vuh o il gotico dissonante di Amon Duul. Il tema di Jacqui McShee riporta al sangue nobile della Dama dei Boschi nel canto di Hietamaki e Lindell, un salmo cosmico diffuso dall’iniziale Harvest Maiden e dall’oscuro cristallo multiforme di Margaret. I cuori di fuoco ammantati di negrore e terrore, spade fiammeggianti illuminano i lunghi capelli della seducente sirena Veen Emo, sul lago di Näsijärvi.  Apollo è il viaggio a Canterbury e la quintessenza di Fairport Convention, il Dio delle Arti in competizione col figlio di Driope. Holy Equinox, potente acustica-hard e mellotron onirico come un rituale evanescente. La tensione inquietante della meravigliosa Village On Fire raccoglie la nostalgia di Battle For Evermore, il mandolino che fu di Robert Plant incorona il doom ultraterreno e i roghi lontani inglobano la nebbia rarefatta. Under My Spell e la conclusiva Birds Hymn mostrano accenti ritmici che si riequilibrano nello scontro luce e tenebre, costante contemplativa di purissima idealità. Himns For Wilderness è uno dei migliori germogli musicali di questi ultimi anni, essenzialmente nuovo, pur profanando le alchimie dell’Età dell’Oro. Nella Terra di Kaleva la saga finnica continua attraverso lo psych-folk più fulgido tra radici culturali imperscrutabili.

Revealed the arcane but not the secret; tales from the Midnight Sun.

(Svart Records, 2021)

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