Dave Grusin/Lee Ritenour – Harlequin

(Andrea Romeo – 4 gennaio 2020)

Correva l’anno 1978, quando la Grusin/Rosen Productions entrò, come etichetta-satellite, nell’ambito della Arista Records, per uscirne solamente quattro anni dopo divenendo, quindi, indipendente, con il nome di GRP.
Da quel momento in poi, e fino al 1990, anno in cui la Universal Music Group acquisirà l’etichetta stessa acquistando le quote di Grusin e Rosen per circa 40 milioni di dollari, la GRP Records diventerà la portabandiera dello smooth jazz, ed una delle prime case di produzione discografica a “sposare” con entusiasmo il nascente suono digitale.

Dave Grusin, peraltro, compositore e pianista proveniente da Littleton, Colorado, non abdicherà certo al suo ruolo, principale, di musicista, malgrado l’impegno non indifferente nel gestire una creatura che si sarebbe ingrandita ben oltre, probabilmente, ogni più rosea previsione.
Tra i suoi partner musicali più frequenti, e fra i primi musicisti prodotti dalla neonata etichetta, il chitarrista Lee Ritenour è sicuramente fra quelli che hanno raggiunto la maggiore notorietà, ed allora non era infrequente che, in quanto “compagni di etichetta”, questi artisti avessero più di un’occasione per lavorare insieme.

Nel 1985, i due musicisti diedero luogo, probabilmente, alla loro migliore collaborazione, realizzando un album, Harlequin che, all’epoca, ottenne un successo clamoroso, arrivando al secondo posto nella classifica di Billboard, sezione Contemporary Jazz, e vincendo un Grammy Award come Best Arrangement on an Instrumental, per il brano Early A.M. Attitude.

Harlequin è un lavoro che, di base, si muove lungo coordinate musicali che guardano decisamente al sudamerica, stante la presenza di alcuni musicisti provenienti da quell’area, quali Ivan Guimarães Lins, voce, Carlos Vega, batteria, Paulinho Da Costa ed Alex Acuña, percussioni, mentre il lato “a stelle e strisce” della band, invece, oltre ai citati Grusin e Ritenour, allinea Jimmy Johnson ed Abraham Laboriel, al basso, ed Harvey Mason, alla batteria.

Nove brani che, come detto, sono per lo più di sapore latino, anche se il pezzo che rappresenta, plasticamente, questo lavoro, è proprio quell’Early A.M. Attitude che catturò immediatamente l’attenzione di tutti gli ascoltatori ed i critici: brano solare, arioso, in cui sembra quasi di riconoscere l’immagine di una grande città (New York, probabilmente, luogo di nascita della GRP…) nell’atto di risvegliarsi, all’alba, di mettersi lentamente in moto, esprimere tutta la propria energia attraverso le attività che vi si svolgono, prendersi qualche pausa ed infine avviarsi verso la quiete del tramonto, in vista di una nottata in arrivo, ma che è ancora tutta da inventare.
Il groove sinuoso di basso e batteria, i guizzi chitarristici, i contrappunti delle percussioni, la melodia guidata dalle tastiere… un brano in cui funziona tutto, ma proprio tutto, ai massimi livelli, e che risulta essere talmente ben riuscito da oscurare, anche se solo in minima parte, il resto del lavoro.

In mezzo ai numerosi album prodotti in quel decennio, nell’ambito appunto dello smooth jazz, questo lavoro spicca per originalità, accuratezza e calore degli arrangiamenti, ma soprattutto per la capacità di offrire sensazioni differenti ad ogni brano; un caleidoscopio di colori, di emozioni, di percezioni che, un gruppo di superbi musicisti, riesce ad esprimere in tutta la sua potenza espressiva, ponendo la propria tecnica al servizio del risultato d’insieme.

(GRP Records, 1985)

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