Crimson Glory – Transcendence

Avevano iniziato Queensrÿche e Fates Warning, seguiti pochi anni dopo dai Dream Theater, a spingere l’heavy metal verso il progressive e lo avevano fatto con tre album che, per questo genere, si possono considerare basilari: Operation: MindcrimeNo Exit (cui seguirà Perfect Symmetry)ed Images and Words sono senza dubbio pietre miliari del prog-metal ma ce n’è un altro, meno conosciuto, che merita di affiancarli.

Occorre però fare qualche passo indietro e dirigersi verso Sarasota, Florida,1979, anno in cui nascono i Pierced Arrow, poi Beowulf sino al definitivo Crimson Glory: si inizia con Tony Wise, vocals, Bernardo Hernandez e Ben Jackson, guitars, Glen Barnhardt, bass (rimpiazzato da Jeff Lords) e Dana Burnell, drums; fuori Hernandez e Lords, dentro Chris Campbell e John Colemorgan poi, nel 1983, rientra Lords, Jon Drenning rimpiazza Campbell, Mark Ormes Wise, ma non è finita perché Ormes abbandona e Lords chiama un vecchio compagno di scuola, John Patrick McDonald, per tutti Midnight, incrociato mentre cantava… in spiaggia.

Sette anni, parecchio traffico, ma i Crimson Glory possono finalmente pubblicare il primo album che permette loro di andare in tour in Europa con Celtic Frost ed Anthrax: siamo ancora in zona heavy-metal/power-metal tuttavia le cose stanno per cambiare, anche perché la band non passa certo inosservata: le maschere argentate che indossano, nelle fotografie ed in tutte le apparizioni pubbliche, colpiscono.

Siamo nel 1988, anno chiave per il prog-metal: esce Operation: Mindcrime, i Fates Warning, dopo No Exit impostano Perfect Symmetry, i Dream Theater si avviano al debutto ma c’è un altro dettaglio di cui tener conto: i Rush, a cui molti artisti metal si sono ispirati nella transizione verso il progressive, hanno pubblicato Hold Your Fire, cambiando radicalmente direzione, avvicinandosi all’elettronica quando non alla new wave, allontanandosi sensibilmente delle origini: si aprono spazi inattesi in cui sviluppare un nuovo approccio che unisca l’energia del metal e le architetture del prog che, queste giovani band, riescono a maneggiare grazie a doti musicali non comuni.

Il 14 Novembre 1988 i Crimson Glory pubblicano il secondo lavoro, Transcendence, che va incontro ad un destino particolare: pur essendo estremamente libero, svincolato da dogmi mentali e paradigmi musicali e dunque in linea con ciò che il progressive voleva rappresentare, e cioè l’andare oltre, venne sotterrato da lavori più complessi, percepiti come più aderenti alla nuova tendenza che, all’irruenza del metal, univa le strutture complesse che del prog erano un topos.

I Crimson Glory vanno ben oltre il metal classico, come è evidente sin dalla traccia che apre l’album, Lady of Winter: ciò che balza all’udito sono le chitarre armonizzate in modo inusuale e decisamente ricercato, una batteria che sembra quasi triggerata, un timbro che Mike Portnoyutilizzerà (e per cui viene ancora oggi criticato…) su Images and Words, linee di basso essenziali, ma spezzate, a creare sequenze di pieni e vuoti e la voce di Midnight, esplosiva, acuta, capace di salire a quote siderali: quando si parla di voci, in ambito metal, il suo nome non viene quasi mai citato e ciò stupisce davvero: nei suoi confronti, il termine underrated non è affatto fuori luogo.

Brani brevi, che in ambito prog può essere un campanello d’allarme, eppure anche nella successiva Red Shark la struttura è articolata, ricca di spunti chitarristici, la batteria tiene un terzinato decisamente inusuale e Midnight arriva là dove pochi oserebbero.

Painted Skies è una ballad che se la gioca alla pari con i brani più noti di band coeve: arrangiamento sontuoso, intensità e sentimento, alternanza di suoni puliti e distorti sapientemente miscelata, tutto ciò che richiede un pezzo di questo genere; ma torna il metal, con Masque of the Red Death in cui Drenning e Jackson mostrano di non essere inferiori ad altri axemen celebrati, Burnell è impeccabile, Midnight tira fuori un’altra prestazione di livello grazie a linee vocali dalla teatralità del tutto adatta al tema.

Con In Dark Places l’album si sposta verso il prog, rivelando il passaggio in atto grazie ad un’intro cupa e profonda, cambi di tempo, ritmica ossessiva: un brano cadenzato che esprime talento, musicalità, doti interpretative che trovano spazio anche nella successiva Where Dragons Rule in cui il tema fantasy fa capolino e permette ai Crimson Glory di spaziare con l’inventiva anche dal punto di vista delle immagini.

Lonely è, in questo contesto, la pietra dello scandalo, il brano che per i fans più ortodossi mette in discussione la coerenza della band, per quelli più aperti mostra la capacità di andare oltre: cinque anni prima gli Yes avevano azzardato Owner of a Lonely Heart, canzone d’amore che li aveva forse salvati dall’oblio ed allora i Crimson Glory piazzano una canzone d’amore in un disco prog metal; i Dream Theater, tre anni dopo, seguiranno questa linea, ormai sdoganata, con Another Day, e la cosa sembrerà del tutto normale: il problema era stato proprio quello di aprire quella strada.

Burning Bridges è il brano retrò riferibile al decennio precedente con un’orecchiabilità che crea un ponte tra passato e presente, il power-metal fa capolino in Eternal World, che offre ai musicisti un congruo spazio dove esprimere le doti tecniche ed esecutive.

Si chiude con la titletrack, che si potrebbe definire “a sorpresa” perchè si apre con una veemenza tale da lasciar presagire sfracelli sonori, ma poi si risolve in un pezzo acustico che spiazza anche per essere il finale dell’album: anche questo è andare oltre ed i Crimson Glory l’hanno fatto senza dubbio, gettando semi che verranno, anche inconsciamente, raccolti negli anni a venire da altre band però, perché la loro parabola si sarebbe interrotta solo un paio d’anni dopo, non prima però di ottenere, ai Tampa Bay Music Awards del 1989, tre riconoscimenti: miglior voce maschile, miglior disco locale e miglior metal band: quanto basta per mettere un piede nella storia.

(Roadrunner Records, 1988)

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