Creedence Clearwater Revival – Live in Woodstock

(Maurizio Calcante)

Michael Lang aveva dei grandi progetti per il festival musicale che stava organizzando da qualche mese: era riuscito ad ottenere per metà agosto di quell’anno, il 1969, un terreno vicino alla fattoria di Max Yasgur a Bethel, 65 chilometri a sud ovest di Woodstock ed aveva già trovato il nome per l’evento: Woodstock Music & Artfair, an Aquarian Exposition 3 days of Peace and Music.

Adesso però arrivava la parte più difficile: ingaggiare musicisti all’altezza dell’evento.

Come primo nome da contattare pensò a 4 ragazzi provenienti dai dintorni di San Francisco che in quei mesi stavano dominando con il loro gruppo, i Creedence Clearwater Revival, le classifiche dei singoli con Proud Mary e Bad Moon Rising.

Quando ad aprile Lang telefonò a John Fogerty, l’indiscusso leader e manager della band, trovò però un interlocutore non proprio entusiasta: Fogerty infatti, non sapendo ancora quali fossero gli altri ospiti dell’evento, era convinto che la partecipazione al festival non avrebbe giovato al gruppo, che già era considerato da critici e fan la grande promessa del rock americano. L’accordo fu tuttavia raggiunto quando ai CCR fu offerto un ingaggio faraonico per quel periodo, US$ 10.000 (pensate che i Santana parteciparono per $ 750 ed il supergruppo del momento, CSN&Y, per US$ 5.000; solo Jimi Hendrix e i Blood Sweat and Tears, in quel momento in testa alla Top 200 di Billboard, guadagnarono di più) e di suonare il sabato 16 agosto alle 21, in modo da essere considerati la vera star delle 3 giornate del festival.

I Creedence, che nel frattempo stavano scalando la vetta delle classifiche con il loro nuovo singolo e l’omonimo album, Green River, si presentarono pertanto pieni di entusiasmo il 16 agosto, come previsto, a Bethel.

Quello che però ancora ignoravano era che prima di loro avrebbero suonato i Grateful Dead, altro gruppo proveniente dalla Baia di San Francisco, famosi per fare dei concerti lunghissimi, quasi degli happening, di cui si sapeva l’orario di inizio ma non quello della fine.

Quella sera i Dead furono particolarmente sfortunati: problemi agli amplificatori, le loro usuali pause lisergiche e scrosci di pioggia violentissima allungarono a dismisura la performance che viene ricordata dai fan e dagli stessi musicisti come una delle peggiori in assoluto della band.

Così tra una Dark Star come al solito lunghissima e vari stop causati dalla spiaggia Garcia & Co lasciarono il palco a notte fonda.

Quando i Creedence, stanchi, delusi e amareggiati per la situazione creatasi si presentarono sul palco erano oramai le 3 del mattino e la maggior parte degli spettatori, stravolti per la pioggia e per la lunga giornata, era completamente addormentata.

Il nervosismo di Fogerty fu evidente sin dall’inizio tanto che sbagliò le prime note del riff della canzone con cui di solito aprivano i concerti, Born on The Bayou.

La voglia di emergere, la professionalità e la passione però presero man mano il sopravvento e dopo alcuni minuti di “riscaldamento” la band si lanciò in una performance pirotecnica.

Bad Moon Rising, Proud Mary, I Put a Spell on You si susseguirono una dopo l’altra ed il concerto ebbe fine con due spettacolari e lunghe versioni di Keep on Chooglin’ e Suzie Q che mandarono in visibilio i pochi fan che avevano saputo resistere alla stanchezza.

A mattino oramai inoltrato i Creedence lasciarono Bethel e si trasferirono a Cherry Hill, nel New Jersey, dove la sera stessa tennero un altro concerto.

Quell’esperienza ed il ricordo di quei momenti lasciarono però degli strascichi profondi tanto che la band negò successivamente l’autorizzazione ad inserire alcune canzoni di quella serata sia nella famosissima colonna sonora, sia nell’altrettanto apprezzato film che vennero pubblicati l’anno successivo e che avrebbero reso famoso l’evento in tutto il mondo.

Sebbene gli altri membri del gruppo rimpiangano ora quella decisione, causata probabilmente dalla sottovalutazione dell’evento e della sua risonanza mediatica, Fogerty continua invece a ritenerla giusta motivandola col fatto che il concerto di quella sera, anche a causa di problemi tecnici, non era stato all’altezza delle solite performance del gruppo.

Anche in occasione di recenti interviste il musicista ha dichiarato che di quei giorni ricorda solo la pioggia ed il fango e che l’unica cosa positiva di quell’ esperienza è stata che, appena ritornato a casa, ha composto Who’ll Stop The Rain, canzone pubblicata poi nel gennaio 1970 e che sarebbe divenuta uno dei più famosi successi dei Creedence.

A quelli che invece vogliono rivivere (o provare per la prima volta) la magia di quei momenti consiglio l’ascolto dell’album Live at Woodstock, pubblicato nel 2019 finalmente col consenso della band, che contiene l’intero spettacolo di quel mattino del 17 agosto di 52 anni fa.

Print Friendly, PDF & Email