Chick Corea Akoustic Band – Live

Il 9 Febbraio 2021 se ne andava Chick Corea, sicuramente uno dei personaggi che hanno fatto la storia del jazz e della fusion, a partire dalla fine degli anni ’60 e fino agli ultimi giorni di vita; una carriera lunghissima dunque, durante la quale, oltre all’attività solista, ha avuto modo di formare almeno tre band che hanno lasciato una traccia indelebile, a partire dai Return to Forever, formatisi nel 1972, per arrivare all’Elektric Band, che ha visto la luce nel 1986; proprio da una costola di quest’ultimo ensemble, nel 1987 è nata la Chick Corea Akoustic Band, che il pianista e tastierista ha messo in piedi insieme a due fidi collaboratori, ovvero John Patitucci al basso elettrico e contrabbasso e Dave Weckl alla batteria, e presentatasi sulle scene con un album live, Summer Night: Live, registrato a Belgrado prima ancora dell’esordio in studio, due anni dopo, con l’album omonimo.

E proprio con un album dal vivo, l’ultimo, il terzetto si è congedato definitivamente dalle scene: il 13 Gennaio del 2018, presso la SPC Music Hall di St. Petersburg, Florida, i tre musicisti hanno presentato il loro ultimo set acustico che, registrato proprio in quell’occasione, è poi diventato Chick Corea Akoustic Band – Live, un doppio album pubblicato l’anno successivo, di fatto il testamento finale del trio.

Tredici brani, sette composti dal musicista nato a Chelsea, Massachusetts, il 12 Giugno del 1941 e sei standard scelti perché parte di quel percorso artistico che lo ha visto crescere e diventare un leader partendo da quel Tones for Joan’s Bones, registrato nel 1966 in soli due giorni, ed a soli 25 anni, insieme a Woody Shaw, tromba, Joe Farrell, sax tenore e flauto, Steve Swallow, contrabbasso e Joe Chambers, batteria.

Uno show molto intimo, eppure vivace, ricco di brio, che si apre con Morning Sprite, uno swing firmato Corea che risale al debutto in studio dell’Akoustic Band, datato 1989, ed in cui Weckl e Patitucci, con una semplicità disarmante dimostrano perché sono a tutt’oggi considerati una sezione ritmica di livello assoluto.

Japanese Waltz, sempre di Corea, prosegue sulla medesima falsariga, mettendo in mostra una fluidità totale da parte del trio che si lascia trasportare mettendo in mostra eleganza ed un interplay spontaneo e del tutto naturale, mentre il primo classico proposto è That Old Feeling, scritta nel 1937 a quattro mani da Sammy Fain e Lew Brown, un brano decisamente nostalgico apparso nella colonna sonora della commedia musicale Walter Wanger’s Vogues of 1938, diretta da Irving Cummings, e che trasporta l’ascoltatore nei club dell’America prebellica.

conciertos de jazz

Altro giro, altro classico, di quelli davvero eterni, quella In a sentimental Mood, opera di Duke Ellington, scritta nel 1935 e della quale vennero successivamente realizzate numerose altre versioni, tra le quali vanno citate sicuramente quelle di Benny Goodman, della Mills Blue Rhythm Band, ed infine la più nota, ovvero quella apparsa nel 1963 nell’album Duke Ellington & John Coltrane.

Dall’album Rhumba Flamenco, pubblicato nel 2005, è tratto il brano omonimo, che mostra l’interesse di Corea per la musica spagnola ed il flamenco già palesato peraltro una ventina d’anni prima in My Spanish Heart; da sottolineare la presenza, nel brano originale, di Carles Benavent al basso, di Rubem Dantas alle percussioni e di Jorge Pardo al sax ed al flauto, tutti stretti collaboratori di Paco De Lucia.

Sempre dagli anni ’30 arriva, introdotto da un meditativo solo di contrabbasso da parte di Patitucci, un altro classico, firmato Harry Warren ed Al Dubin, quella Summer Night che fu anch’essa soggetta ad una lunghissima serie di rivisitazioni, le più note delle quali sono certamente quelle di Ray Charles e Flora Purim.

Dall’album Alive, sempre dell’Akoustic Band, arriva invece una spumeggiante Humpty Dumpty(Set1), che verrà poi ripresa, (Set 2), verso la fine della serata in una versione decisamente molto più dilatata.

Ad On Green Dolphin Street, scritta nel 1947 da Bronisław Kaper e Ned Washington, Corea era molto affezionato, e difatti amava proporla spesso nei propri spettacoli: qui il trio ne offre una versione che non si discosta molto da quella già presentata nel 1991, sempre su Alive: sono passati oltre trent’anni dai primi passi compiuti insieme, ma l’affiatamento che ha da sempre caratterizzato i tre non pare venire meno; Eternal Child, che il trio aveva già proposto, insieme a Frank Gambale e ad Eric Marienthal nell’album Eye of the Beholder, firmato Chick Corea Elektric Band nel 1988, qui viene di fatto privata dei propri influssi elettrici, dilatata enormemente e più che raddoppiata nella sua durata, ed arricchita da un’intro di contrabbasso in cui Patitucci, con l’archetto, propone un mood cupo e misterioso, in attesa che Corea prima, e Weckl poi, catturino il brano e lo conducano con l’andatura “circolare” che ne fa un pezzo sicuramente affascinante e ricco di feeling.

Ancora un momento di nostalgia grazie a You and the Night and the Music, brano di Arthur Schwartz ed Howard Dietz datato 1934, il decennio nel quale Corea è andato a cercare la maggiorparte degli standard che l’Akoustic Band ha deciso di presentare in questa sua ultima uscita discografica, al quale fa seguito una affascinante Monk’s Mood, scritta dal pianista di Rocky Mount insieme a John Coltrane ed a Wilbur Ware nel 1959, e presente sull’album Thelonious Himself.

La ripresa di Humpty Dumpty (Set 2), scattante e nervosa come e forse più che nella prima parte, apre la strada verso il brano con cui l’Akoustic Band conclude la serata, e nel quale al trio si unisce alla voce Gayle Moran CoreaYou’re Everything, che apriva il capolavoro dei Return to Forever, quel Light As a Feather datato 1973, suonata in quest’occasione insieme alla consorte ed agli amici di sempre, è il degno saluto finale di un artista enorme che, dopo solamente tre anni da questa esibizione, si sarebbe congedato definitivamente.

(Concord Jazz, 2018)

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