Chambers-Berlin-Fiuczynski-Lavitz – Boston T Party

Nel Settembre del 2005, il batterista Dennis Chambers, il bassista Jeff Berlin, il chitarrista David Fiuczynski, ed il tastierista Terry “T” Lavitz, di fatto il leader di questa operazione musicale, avvalendosi dei Wellspring Sound Studios di Acton, Massachussets e dei Media Central Studios di Brandon Florida, realizzarono un vero e proprio gioiello musicale, un album di musica “fusion” nel senso più pieno del termine, del tutto degno dell’all-star team che rappresentavano.

I giudizi con cui gli addetti ai lavori accolsero Boston T Party furono tanto entusiastici quanto unanimi: Woodrow Wilkins di All About Jazz descrisse la musica come: “Quirky, wild, and most of all, fun…” e precisò: “The quartet delivers a musical smorgasbord. There’s a bit of rock, accented by jazz, fusion, funk and other assorted sounds—sometimes all within a single track… Chambers delivers some strong licks without getting in the way of his bandmates’ solos… keeping within the structure but at the same time playing with freedom to explore. The same can be said of all the musicians throughout the album.

Robert R. Calder, di PopMatters, commentò: “Everything’s aimed at viscerally emotive effects… These guys play on their pulses, and rather than settling into one or another line or specifiable range of development the music can change or move in an enormous range of ways…“, Mike Shanley, dalle pagine di Jazz Times, sottolineò: “Boston T Party is built around writing as much as blowing… The group acts as a supportive environment to inspire the soloist without overplaying…” ed ancora Pete Pardo, del web magazine Sea of Tranquility, scrisse: “Boston T Party is a funky, jazzy, & rockin’ good time from start to finish… the album is a treat for fusion fans and lets the band show their instrumental prowess and at the same time crank out some solid melodies… If you like modern day fusion with an aggressive edge, Boston T Party will be right up your alley.

Un plebiscito totale ed un’univocità di valutazioni che non è frequentissimo riscontrare nell’ambito della critica musicale, e che definiscono senza dubbio il livello artistico delle dieci tracce che compongono questo lavoro, composto ed eseguito da musicisti che, parafrasando il titolo dell’autobiografia di Vittorio Gassman, avevano già allora “un grande avvenire dietro le spalle”: artisti dal passato glorioso, ma assolutamente in grado di avere ancora una visione prospettica di enorme spessore.

Dennis Chambers, ovvero il batterista di Parliament-Funkadelic, John Scofield Band, Niacin, Carlos Santana, ed ancora Tom Coster, George Duke, Victor Wooten, Brecker Brothers, John McLaughlin, Mike Stern, CAB, Greg Howe… Jeff Berlin, bassista transitato dalle parti di Patrick Moraz, David Liebman, Patti Austin, Bill Bruford, Allan Holdsworth, Pat Metheny, Van Halen, Rush, Stanley Clarke, Anderson/Bruford/Wakeman/Howe, Kazumi Watanabe, oltre ad una notevolissima carriera solista già ultraquarantennale.

Di certo meno conosciuti al grande pubblico, ma sicuramente non meno interessanti, gli altri due componenti del quartetto: David Fiuczynski, chitarrista americano, già leader degli Screaming Headless Torsos e componente degli sperimentali Hasidic New Wave, ensemble di musica klezmer con forti influenze di musica semitica ed africana, oltre ad essere assai noto come session men, attività che lo ha portato a registrare oltre un centinaio di album, a partire dal 1989, ed infine Terry “T” Lavitz, scomparso nel 2010, tastierista, compositore e produttore, che aveva lavorato con artisti del livello di Dixie Dregs, Rod Morgenstein, Andy West, Dave LaRue, Paul Barrere, Bluesbusters, Bill Bruford, Billy Cobham Trio, Widespread Panic, Jefferson Starship e Jazz is Dead.

Musicisti di esperienza e di spessore che, non dovendo dimostrare nulla riguardo al loro valore, si sono potuti permettere di lavorare in totale scioltezza e tranquillità, senza alcun vincolo di tempo, di genere e di stile; il risultato finale di questa collaborazione è stato una diretta ed ovvia conseguenza di questa situazione del tutto favorevole.

Basta mettere a confronto D’funk’d, il brano che apre l’album, con la quarta traccia, I Hate the Blues (But here’s one anyway), per comprendere l’apertura mentale, e la conseguente ampia visione musicale che rappresenta questo lavoro, un album moderno, nei suoni e nell’esecuzione, un album davvero esaustivo, nel senso che riesce a fondere non solo quattro personalità e quattro radici musicali, ma lo fa con un piglio ed un approccio accattivanti: (Great)Ball Of Issues magnetica grazie al suo ritmo spezzettato e funkeggiante, Around About Way ariosa, e con un notevole tiro ritmico, All Tought Out, atmosfere smooth degli anni ’80, con una prima parte soft ed una seconda latin, ed ancora Emotional Squalor, quasi un brano rock prestato alla fusion.

Berlin e Fiuczynski spaziano con una ecletticità impressionante, Chambers trova un ritmo per ogni brano, Lavitz padroneggia i timbri, scegliendo sempre quelli adeguati.

Deff 184 è il breve momento virtuosistico, poco meno di due minuti, in cui il quartetto molla le redini, viaggia a briglia sciolta giusto per sottolineare di essere musicisti di livello assoluto, ma è solo un attimo perché già con Last Trane si torna ad una carica espressiva dalla notevole intensità, bissata dalla successiva Constant Comment, in cui i quattro si avventurano di soppiatto, quasi circospetti, tanta è l’attenzione e la tensione con cui caricano ogni passaggio; si chiude con Foxy Morons, altro rock tirato ed energico in cui la band dà sfogo alla propria invidiabile energia accennando anche a qualche passaggio in odore di musica classica: ce n’è davvero per tutti i gusti, in questo melting pot, tanto inusuale quanto ricco di gusti, colori ed atmosfere, e con molte sorprese che si trovano davvero dietro ad ogni angolo.

(Mascot Records, 2006)

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