Calibro 35 – Momentum

(Andrea Romeo – 22 gennaio 2020)

C’è voluto il genio, ed un pizzico di follia, da parte di Quentin Tarantino per fare si che, la cinematografia italiana, si riappropriasse di un periodo, e di un genere, da tempo e superficialmente catalogato come “Serie B” o, più internazionalmente, “B-Movies”.
Nel momento in cui, il regista di Knoxville, ebbe a rendere pubblico il suo amore, ed il debito che sentiva di avere, nei confronti dello “Spaghetti Western”, e del “Poliziottesco”, due categorie cinematografiche molto in voga tra gli anni ’70 ed i primi anni ’80, scoperchiò letteralmente un vaso di Pandora: di colpo, una infinita serie di titoli, da tempo sepolti sotto uno spesso strato di polvere e relegati, esclusivamente, nella memoria di pochi appassionati, tornarono improvvisamente al centro della scena.

Il cinema poliziottesco, tra l’altro, ebbe un ritorno di fiamma stupefacente che condusse ad una ristampa, quasi compulsiva, di dvd; dai titoli più noti, sino a quelli più sconosciuti e misconosciuti, centinaia di titoli ritornarono (o emersero per la prima volta) alla ribalta.
Detto dell’aspetto visuale, esiste un altro aspetto che, in maniera meno improvvisa ma non meno evidente, catturò l’attenzione di molti appassionati, di cinema ma soprattutto di musica: le colonne sonore.
Brani sconosciuti, spesso realizzati da importanti compositori (i Goblin, i Fratelli De Angelis, Trovajoli, Micalizzi, Cipriani, Bacalov, Bixio, Frizzi, Tempera, Morricone, Ortolani, Gaslini, Umiliani…) ed eseguiti da musicisti che, nella maggiorparte dei casi, non apparivano neppure nei credits delle pellicole, improvvisamente assursero a veri e propri “cult”.

Nel 2007, Massimo Martellotta, chitarre, tastiere e lap steel, Enrico Gabrielli, tastiere, flauto, sassofono, xilofono, Fabio Rondanini, batteria e Luca Cavina, basso elettrico, affiancati dal produttore Tommaso Colliva, si inventano una band, i Calibro 35, ed iniziano a setacciare questo ricchissimo paniere di composizioni.
Con il primo album omonimo, del 2008, abbinano diverse cover ad alcune composizioni originali, ma il progetto decolla immediatamente: di fatto, e senza esagerare, esplode loro letteralmente tra le mani, perché l’interesse per una musica principalmente strumentale, basata su “riffoni” funk, ritmiche serrate e suoni psichedelici richiama immediatamente una schiera di appassionati, inattesa quanto numerosa.
E non parliamo, tra l’altro, di gente di mezza età, magari nostalgica di quegli anni: tanti sono gli under 40, ed anche gli under 30, che si avvicinano a queste composizioni ipnotiche, e le fanno proprie.
Negli anni successivi la band realizza altri cinque album in studio, un album live, un paio di EP, una raccolta ed un paio di colonne sonore, oltre ad una attività dal vivo che li porta a suonare in mezza Europa, in Medio Oriente, negli Stati Uniti, raccogliendo non solo un consenso, ma un entusiasmo, assolutamente imprevedibile.

La loro produzione si allarga e, pur restando in modo significativo “filmica”, va oltre il poliziottesco in senso stretto, andando a toccare la fantascienza ed il thriller, ma sempre con chiari riferimenti a quegli anni; nei loro album, e nei loro concerti, collaborano con gruppi e sezioni di fiati, di archi, ospitano amici come Roberto Dell’Era, Georgeanne Kalweit, Rodrigo D’Erasmo, i fiati degli Ottavo Richter, Paolo Raineri, Francesco Bucci, Serena Altavilla, gli Esecutori di Metallo su Carta e, pur rimanendo all’interno di un filone psycho-funk, ampliano notevolmente le loro sonorità.

Momentum, il nuovo album appena pubblicato è, sia un punto di arrivo ma, molto più probabilmente, un punto di partenza: gli echi dei lavori precedenti ci sono ancora ma, la matrice jazz/sperimentale fa capolino in modo significativo, probabilmente stimolata anche dalle esperienze che, i cinque, conducono, in parallelo, con altre band o come solisti.
Batteria che spazia fra ritmi quasi afro e pattern new wave, transitando ai confini dell’hip hop, come in Stan Lee, grazie anche alla voce di Illa J, chitarre e basso meno saturi, ma utilizzati decisamente in senso melodico, e che mantengono il contatto con la vena funk, come in Black Moon, in cui Mei modernizza il brano grazie ad un cantato decisamente trip hop, le tastiere sono più asciutte, e dai suoni più essenziali, il tutto inserito in un contesto in cui la dinamica pieno/vuoto diviene la misura di tutto il lavoro.
Dall’accompagnare gli inseguimenti in senso stretto la band è passata, se vogliamo descrivere il tutto cinematograficamente, a raccontare le riflessioni, ed i silenzi, che accompagnano una analisi, attenta, di luoghi, persone, fatti…

E’ chiaro che, con Momentum, i Calibro 35 aprono un nuovo capitolo della loro ultradecennale avventura musicale, e creano le premesse per potersi dirigere in qualsiasi direzione; la loro musica, sempre cupa, nebbiosa, ricca di thrilling e di mistero, mantiene un appeal ed una capacità di coinvolgimento che è raro, davvero raro, trovare in un paese in cui, i gruppi strumentali, vengono, quasi in automatico, inseriti in una nicchia dalla quale difficilmente riescono ad uscire.

Questo quintetto invece, nato a Milano ormai tredici anni fa, quella nicchia, l’ha dissolta in pratica sin dall’esordio divenendo, da subito, un fenomeno ben più visibile.

(Record Kicks, 2020)

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