Azymuth – Light as a Feather

(Andrea Romeo)

Parlare di samba doido, crazy samba, samba folle, può sembrare un discorso per iniziati, ed in parte lo è davvero perché la band che ancora oggi porta avanti uno stile da essa stessa così definito, resta un fenomeno davvero unico nel panorama carioca e mondiale, un fenomeno che nasce nel 1973 grazie all’incontro tra Ivan Conti, percussionista, Alex Malheiros, bassista e José Roberto Bertrami, tastierista.

Gli Azymuth hanno attraversato cinque decadi, prodotto oltre una trentina di album, sono diventati una delle band più conosciute e riconoscibili nel multiforme mondo musicale brasiliano e neppure la prematura scomparsa del tastierista e cofondatore Bertrami, avvenuta nel 2012, ha interrotto questa lunghissima carriera proseguita grazie all’inserimento di Kiko Continentino, unitosi al gruppo nel 2015.

Band di culto in Europa e legata strettamente all’Italia per via di una situazione creatasi nel 1980 quando il giornalista, autore, conduttore televisivo e radiofonico Giovanni Minoli ideò, insieme ad Aldo Bruno e Giorgio MontefoschiMixer, rotocalco tv di attualità politica, culturale e di spettacolo che andò in onda ininterrottamente e con ottimi riscontri fino al 1998, avvalendosi della collaborazione di Leo BenvenutiIsabella Rossellini e Gianni Minà; la scelta della sigla cadde su un brano, Jazz Carnival, contenuto nel terzo album degli Azymuth, Light as a Feather, uscito l’anno precedente, e proprio quel brano divenne, per diverse generazioni di telespettatori, un pezzo storico che rappresenta ancora oggi quel periodo televisivo.

Light as a Feather, finalmente rimasterizzato e ristampato quest’anno, ed alla cui tracklist originaria sono state aggiunte cinque tracce tra cui tre remix recenti che ne hanno esaltato le dinamiche fu, per il trio di Rio de Janeiro, il classico career-defining album, il lavoro che diede l’impronta sia al loro stile che alla loro intera carriera: Jazz Carnival, limpido esempio di disco-fusion, fu la punta di diamante dell’intero lavoro rischiando di mettere in ombra una serie di brani che rappresentano invece importanti tasselli di una forma espressiva composita ed originale, a partire da Partido Alto, che con il suo andamento sincopato apre il lavoro, assoluto punto fermo di quel samba doido di cui furono creatori, per proseguire con la successiva ed ariosa Avenida das Mangueiras, da molti considerata un vero e proprio capolavoro proto-deep house.

Il brano che dà il titolo all’album, Light as a Feather è quello scritto da Stanley Clarke e Flora Purim, e che apparve nell’omonimo album dei Return to Forever di Chick Corea nel 1973: un classico della fusion, o meglio del jazz-rock, qui ripreso e rivisitato, ma non certo snaturato, in chiave sudamericana.

Un trio particolare, gli Azymuth, composto da batteria basso e tastiere: niente chitarre, niente fiati, niente archi e quindi uno sviluppo melodico ed armonico basato essenzialmente su tastiere e basso, il quale però si occupa anche di integrare la ritmica di batteria e percussioni: Bertrami e Malheiros da una parte, quindi, sempre Malheiros e Conti dall’altra, capaci di creare insieme una sintesi formidabile di groove e melodia, difficilmente riscontrabile in altre formazioni similari.

Fly Over The Horizon/Vôo Sobre O Horizonte rappresenta un esempio solare di questa interazione totale e spontanea: aperture sonore ampie, scelte timbriche azzeccate, un sottile senso di saudade che traspare dalle malinconiche tracce di tastiere, basso che passa dalla ritmica pura a sottolineature slap brevi ed incisive, mentre Ivan Conti stende un tappeto percussivo lineare, capace però di far muovere la testa perché vera fonte di ritmo; siamo in Brasile, e si sente chiaramente, ma lontani da quegli stereotipi attraverso i quali il sound di quel paese viene spesso identificato e certamente più vicini ad una sorta di fusion/world music ante litteram.

Dopo un brevissimo intermezzo strumentale, quaranta secondi e poco più di tastiere atmosferiche, Amazonia, ecco il brano che, grazie all’irresistibile uptempo unito ad una linea melodica inconfondibile, ha fatto la fortuna dell’album e della band, che ha raggiunto il diciannovesimo posto nelle charts inglesi del 1980, risultato affatto scontato per uno strumentale realizzato da una band così distante dagli stilemi britannici e che, come detto, spopolò in Italia grazie al traino televisivo dovuto ad una trasmissione al cui successo contribuì in maniera non secondaria.

Ma non è finita, perché gli Azymuth hanno ancora molte frecce al loro arco a partire da Young Embrace/Um Abraço Da Mocidade, ipnotico ed ammiccante mid-tempo, condotto dalle percussioni in cui Bertrami piazza singoli accordi, sottolineature precise e decise mentre Malheiros crea stacchi ed accompagnamento dal grande magnetismo; Dona Olimpia, scritta dal cantante, chitarrista, produttore ed arrangiatore Toninho Horta, è maestosa e luminosa, con synth che disegnano figure sfolgoranti.

C’è ancora da ascoltare la traccia finale, This Exists/Existe Isto, altro brano molto particolare, quasi dark, che parte con una serie di break brevissimi per poi mutare in una samba sostenuta e travolgente grazie al drumming di Conti incalzante e quasi trance, mentre il basso regala una intricata ed articolata linea solista.

Tra le outtakes, vale la pena di sottolineare O Pescador, brano live assolutamente in linea con il mood dell’album grazie ad un andamento jazzato morbido e sinuoso in cui Malheiros torna a quelle sottolineature bassistiche che sono ormai diventate un marchio di fabbrica del sound degli Azymuth, ma anche Codsall Juniors/Endless Flight, che riprende il sound di Young Embrace trasformandolo in un brano house, quasi chill-out, grazie all’ottimo remix realizzato da Mark E.

Un album che ha fatto davvero epoca, ed ascoltandolo risulta chiaro il perché, e che, a distanza di oltre quarant’anni dalla pubblicazione, non ha perso né brillantezza né energia: mantenere nel tempo questa freschezza non era affatto scontato.

(Far Out Recording, 2022)

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