Ayreon – Best of Ayreon Live

(Andrea Romeo – 27 novembre 2019)

Quella di Arjen Lucassen è una storia che vale davvero la pena di essere raccontata perché, il suo svolgimento, è qualcosa di molto particolare, forse di unico, nell’ambito musicale del prog moderno.

Tutto ha inizio verso la metà degli anni ’90, quando il polistrumentista olandese, dopo aver pubblicato il suo primo album come solista, inizia ad abbozzare un progetto che diverrà, da lì in poi, il suo vero e proprio marchio di fabbrica: quando esce The Final Experiment, pubblicato nel 1995, l’album racconta la storia di un menestrello cieco vissuto, nel VI secolo, in Gran Bretagna.
I tre elementi sostanziali, che caratterizzano questo lavoro, sono: la narrazione favolistica, affidata ad una serie di personaggi, la suddivisione dell’album in una sequenza di mini-suites, la presenza di un nutrito gruppo di cantanti e di musicisti che affiancano l’autore nelle esecuzioni.
A questo punto avviene che, il nome del protagonista, Ayreon appunto, si vada ad identificare con l’intero progetto musicale, diventando di fatto il nome della band, se così la si può definire, a nome della quale, da lì in poi, usciranno altri otto album in studio, tre dal vivo, due EP e due raccolte.
Chiamarla band, come detto, è probabilmente poco corretto, per il fatto che Lucassen, ormai assorbito a tempo pieno nel progetto, album dopo album amplierà il numero dei musicisti coinvolti, fino ad assegnare, ad esempio, a singoli cantanti, le voci dei personaggi protagonisti; già, perché ogni album, pur variando l’argomento, manterrà sempre la struttura del racconto, della narrazione, facendo si che Ayreon diventi una sorta di piattaforma da cui, il moderno cantastorie, andrà a recuperare vicende passate, oscure, frammenti di storia immaginati.

L’ultimo nato, scaturito dalla fervida immaginazione di Arjen Lucassen che, nel frattempo, è riuscito anche a dare vita ad alcuni progetti paralleli, quali Ambeon, Star One, Stream of Passion, Guilt Machine, The Gentle Storm, oltre a collaborare con numerosi altri artisti, è questo Ayreon – Best of Ayreon Live, doppio album tecnicamente impeccabile per realizzare il quale sono stati portati sul palco ben sedici cantanti ed undici musicisti, in tre serate dal vivo registrate nei Paesi Bassi alla fine del 2017, e del quale Lucassen ha curato la produzione, apparendo però solamente in alcuni brani.

Siamo di fronte ad un impianto narrativo e musicale magniloquente, ricco di immaginazione e di suoni che, per seguire l’estro creativo del compositore, modifica continuamente l’approccio strumentale, passando ininterrottamente da brani sinfonici a brani più propriamente metal-oriented, ad altri ancora realizzati in forma di ballad, o dall’impronta folk-medievale in quella che, considerando anche l’allestimento scenico, si può considerare ragionevolmente come una opera rock.

Ventotto sono i brani, che ripercorrono gli oltre vent’anni di vita degli Ayreon, questo collettivo musicale in continua mutazione, dal quale sono transitati un numero davvero ragguardevole di cantanti e musicisti: di fatto, il gotha del prog-metal mondiale ha collaborato, almeno una volta, con questo visionario folletto proveniente dai Paesi Bassi che, al netto di qualsiasi giudizio di merito, ha avuto l’indubbia dote di essersi inventato, letteralmente, uno stile narrativo, dandogli una configurazione precisa e dei connotati strutturati.

Se è vero che, la figura del cantastorie, ha affascinato, lungo il passare dei secoli, l’immaginario popolare, questa sua versione moderna può sicuramente destare curiosità ed interesse.

(Music Theories Recordings/Mascot Label Group, 2018)

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