Al Di Meola, John McLaughlin, Paco de Lucía – Friday Night in San Francisco

(Andrea Romeo)

Friday December 5, 1980, The Warfield, San Francisco, CA, va in scena uno show che farà epoca ed entrerà nella storia grazie ad un disco che Walter Kolosky, noto autore e critico jazz, descrisse come: “A musical event that could be compared to the Benny Goodman Band’s performance at Carnegie Hall in 1938 … (it) may be considered the most influential of all live acoustic guitar albums.

Personaggi ed interpreti: Al Di Meola, Jersey City, 1954, alle spalle due anni di militanza nei Return to Forever di Chick Corea e quattro album di successo, Land of the Midnight SunElegant GypsyCasino e Splendido HotelPaco de Lucia, Algeciras, Andalusia, 1947, una ventina di album tra cui Entre Dos AguasFuente y CaudalAlmoraima e Paco de Lucía interpreta a Manuel de Falla, che hanno investigato il flamenco, cultura assorbita sin da bambino;John McLaughlin, Doncaster, Yorkshire, 1942, session man a New York negli anni’60, le session di In a Silent Way e Bitches Brew di Miles Davis, la Mahavishnu Orchestra con Billy Cobham, lavori con Carlos SantanaCarla Bley e Gil Evans, poi la band di world music Shakti ed infine il Trio of Doom con Jaco Pastorius e Tony Williams.

Tre personaggi che, singolarmente, erano dei nomi in ambito jazz, jazz-rock e fusion: personalità forti, stili differenti ma soprattutto tre ricercatori musicali.

Le collaborazioni artistiche erano comuni e questa operazione era nata nel 1979 quando Larry Coryell, chitarrista di fama internazionale reduce da collaborazioni con Chico HamiltonGary BurtonThe Free Spirits con Bob MosesForeplay insieme a Mike Mandel e The Eleventh House con Alphonse Mouzon, aveva fondato il Guitar Trio, con McLaughlin e De Lucia: un breve tour europeo, un video alla Royal Albert Hall di Londra, Meeting of Spirits, ed il chitarrista di Galveston, Texas, aveva dovuto abbandonare per problemi legati agli stupefacenti, sostituito proprio da Di Meola.

Lo strumento che li mise in connessione fu senza dubbio la chitarra acustica: messe da parte le sperimentazioni portate avanti negli anni precedenti, rimesse le chitarre elettriche nelle custodie spogliando la musica da qualsiasi sovrastruttura, tornarono alla radice dell’essere musicisti: le dita, una chitarra, ovviamente acustica, e nulla più.

Fu la scintilla in grado di determinare la nascita di un vero e proprio evento che rimane ancora oggi nella storia e che, all’epoca, lasciò totalmente interdette intere generazioni di musicisti, soprattutto chitarristi, che iniziavano a suonare e che improvvisamente si videro recapitare qualcosa di assolutamente inaudito: certo, tre anni prima ci aveva pensato Eddie Van Halen a rivoluzionare l’approccio verso la chitarra, ma si parlava dell’elettrica, strumento che aveva ampi spazi di crescita: lo shock fu fortissimo per chi proveniva da Hendrix, dagli anni ’70, dal blues e dal poker Beck,BlackmoreClapton e Page, allargato a GallagherKossoffIommi o Vaughan, ma considerava l’acustica uno strumento abbastanza statico nella propria evoluzione.

Quando le puntine dei giradischi toccarono il vinile e trasmisero le prime note di Mediterranean Sundance/Rio Ancho, autori Paco de Lucía (left channel) ed Al Di Meola (right channel), si spalancò un mondo inesplorato e fantastico, fatto di armonizzazioni e di incroci melodici fluidi e naturali: la chitarra acustica aveva incontrato musicisti in grado di elevarne la musicalità a livelli mai uditi.

Curiosamente il brano, ad onta dei suoi oltre undici minuti, si fissava nella memoria, si poteva fischiettare, non era il classico strumentale algido e complesso ma una vera canzone con strofe, ritornelli, bridges: genio, passione e talento espressi con scioltezza e naturalezza quasi irreali, scorribande a velocità folli e passaggi più meditati, un caleidoscopio di suoni, colori ed immagini che lasciò tutti a bocca aperta.

Un’ inizio sontuoso cui faceva seguito Short Tales of the Black Forest, brano di Corea con McLaughlin, left channel, al posto di de Lucia, altri otto minuti di incroci arditi, melodie solari, un suono compatto, preciso, ricco di melodia, pause, rallentamenti e riprese, ed una parte centrale ironica quando accennano al Pink Panther Theme, blueseggiandolo con una dinamica enfatizzata dal contrasto tra corde in nylon ed in acciaio, due suoni differenti che si esaltano e si fondono insieme.

Frevo Rasgado di Egberto Gismonti con de Lucia al posto di Di Meola, mischia ancora le carte: per un pubblico che, e lo si sente chiaramente, impazzisce di fronte ad un tale sfoggio di musicalità: la spanish guitar di de Lucia regala lampi di quella luce che arriva dall’Andalusia, crocevia di civiltà vicino a Gibilterra, McLaughlin ne coglie il senso e lo asseconda con un timing che, specie nel finale, ha del clamoroso.

Inevitabile, a questo punto, l’aggiunta di un middle channel, con i tre tutti insieme: il terreno è Fantasia Suite, scritto da Di Meola, maratona di nove minuti in cui il terzetto si diverte, gioca di sponda su ritmi ed atmosfere differenti, chitarre che dipingono, ognuna il proprio spicchio di quadro e, senza sforzo, lo uniscono agli altri.

Friday Night in San Francisco rappresentò l’apice della chitarra acustica, raggiunto da chi aveva vissuto l’epopea del jazz-rock negli anni ’70, ed in grado di passare dal flamenco alla musica brasiliana al jazz, al blues in un album divenuto leggendario.

Guardian Angel, registrato negli studi Minot Sound di White Plains, New York, sigilla un capolavoro, punto di riferimento per il mondo della chitarra acustica spinta verso nuove direzioni: nacque allora una vera tendenza che riaccese un’attenzione andata persa nel momento in cui la chitarra elettrica era divenuta fenomeno di massa; una proposta stilistica varia, fresca, un’idea nuova espressa da esecutori eccezionali, e che suscitò attenzione oltre l’ambito del jazz-rock o del flamenco, creando persino un inedito interesse verso la musica tradizionale spagnola.

Definirlo pietra miliare è quasi scontato ma, al netto di gusti e di preferenze musicali, lo è: McLaughlin, Di Meola e De Lucia hanno fatto più di un passo avanti rispetto ai predecessori, cambiando radicalmente il modo di pensare e di concepire la chitarra acustica nella sua più ampia, e per certi versi estrema, architettura armonica.

(Philips Records, 1981)

Print Friendly, PDF & Email