A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina…

(Maurizio Galli e Aldo Pedron – 18 ottobre 2019)

Chi di voi almeno una volta non ha acquistato un disco colpito dalla bellezza della copertina? A me a dire il vero è successo in più di una occasione. Ad esempio con Paradise Theatre degli STYX, il primo LP in vinile nero in cui sono stati disegnati degli ologrammi laser visibili grazie alla rifrazione della luce, per non parlare poi dell’omonimo disco d’esordio degli It’s A Beautiful Day.

In questo caso la copertina realizzata da George Hunter (Globe Propaganda)- lo stesso artista che ha anche realizzato la magnifica cover di Happy Trials dei Quicksilver Messenger Service – si basa su un quadro di inizio novecento dipinto dal pittore Charles Courtney Curran. La foto al centro dell’album apribile ed il retro copertina sono di Bruce Steinberg.

Con gli It’s Beatiful Day siamo nel pieno del periodo psichedelico nella magica San Francisco. E’ un momento magico quello, in cui i giovani stanno vivendo un vero e proprio risveglio collettivo cercando di realizzare un mondo diverso da quello che la famiglia e la società sta cercando di imporre loro.

E’ proprio a fine anni sessanta, luglio 1967 per la precisione, che il violinista David LaFlamme forma a Frisco il gruppo rock degli It’s a Beautiful Day; il nome della band trae ispirazione proprio dalle condizioni metereologiche di quel giorno.
Oltre a LaFlamme, precedentemente solista con la Utah Symphony Orchestra e nella band degli Orkustra, troviamo sua moglie Linda (tastiere), Pattie Santos (voce), Hal Wagenet (chitarra), Mitchell Holman (basso) e Val Fuentes (batteria).
La band, nel maggio del 1969 da alle stampe il loro primo album l’omonimo It’s a Beautiful Day (Columbia, CS 9768, LP), in apertura del lato B dell’affascinante 33 giri troviamo lo strumentale Bombay Calling.

Ora viene il bello.

In Bombay Calling la struttura, melodica e ritmica, non è farina del sacco della band californiana ma viene da un pezzo composto, sempre negli anni ’60, dal musicista jazz californiano Vince Wallace (15 giugno 1939 – 2 ottobre 2012). Fortunatamente, ne abbiamo viste e ne vedremo di peggio, il nome di Wallace è presente – accanto a quello di David LaFlamme – sul retro di copertina del disco.

Wallace e LaFlamme si conoscevano da vecchia data, ed era capitato che si siano trovati a casa di uno o dell’altro a suonare. E’ proprio in una di queste occasioni (1966) che Wallace si trova a insegnare all’amico il tema di Bombay Calling. Quest’ultimo ne fu così colpito che decise di inciderlo tale e quale e di metterlo proprio all’interno del disco di esordio. LaFlamme fu così corretto, nei primi tempi, da presentarlo come brano di Wallace ogni qualvolta lo suonava live con la band. Fino a qui tutto bene…

Qualcosa però cambio…

LaFlamme negli anni ’70 decise di registrare a suo nome il brano presso l’ente governativo americano che si occupava della tutela del copyright eliminando così in un batter d’occhio ogni riferimento all’amico (!?) Wallace.
Ne volete una prova? Date un occhio al retrocopertina del disco At Carnegie Hall (Columbia, KC 31338, 1972) uscito tre anni dopo.

Come per magia il posto di Vince Wallace viene preso dalla ex moglie di David LaFlamme, Linda.
E fu così che da quel momento in poi il povero Wallace non ricevette più neppure un quarto di dollaro per i diritti d’autore.
Si sarà arrabbiato? Certo che si, pensate che il primo disco degli It’s Beautiful Day divenne disco d’oro il che significa che vendette almeno 500.000 copie. Inoltre Wallace accusò pubblicamente il violinista definendolo plagiarist, scoundrel, good singer, wonderful violinist, needs work on character, ovvero uno che plagia, un mascalzone, ottimo cantante e violinista ma uno che ancora ha da lavorare sul proprio carattere.

Fonte: http://www.bluoz.com
Fonte: http://www.bluoz.com

E non è mica finita qui.

Il 16 ottobre 2001 Wallace riaffronta la questione in una lettera aperta: Salve, mi chiamo Vince Wallace. Sono un compositore di musica jazz, incido dischi e suono il sassofono tenore […] Io sono l’unico autore del brano intitolato Bombay Calling, che si trova sull’album It’s Beautiful Day edito dalla Columbia. Io credo che la mia carriera sia stata seriamente danneggiata dalle azioni congiunte di David LaFlamme, Columbia/Sony Records, Deep Purple, Matthew Katz e da tutti quei loschi avvocati con le loro avide dita infilate nella grande torta di San Francisco […].

Fonte: http://www.bluoz.com

Restate sintonizzati perchè la storia continua…

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