44 – Lorenzo Semprini

(Angelo Cabiati)

Lorenzo Semprini è un cantautore di Rimini nato  “di fronte al mare” e già questa è un’immagine che a me, come credo anche a molti, crea un alone quasi di magia. Lorenzo è cresciuto in questo ambiente pieno di vita (Rimini nell’immaginario collettivo rappresenta la leggerezza, la gioia, il divertimento) ma quell’orizzonte sempre presente davanti a sé lo ha spinto a guardare lontano.

Il mare Adriatico è diventato, quindi, sinonimo di oceano, ponte di congiunzione tra l’Italia e l’America; la spiaggia di Rimini come quella di Asbury Park nel New Jersey da dove arrivavano quei suoni che ha sempre sentito come suoi. Da qui è iniziato il suo lungo cammino che l’ha portato sino ad oggi, sino a questo “44” che rappresenta il suo ultimo lavoro. Ultimo ma, in un certo senso, primo perché in questo disco Semprini scrive e canta, per la prima volta, in italiano. Come un figliol prodigo, in un certo senso, si riappropria di se stesso, ritorna bambino, ritorna nella sua Rimini dove è cresciuto tra spiaggia e giochi circondato dagli indimenticati affetti famigliari.

Una delle canzoni più belle, più intensa e commovente, è sicuramente “Occhi verdi” dedicata, come un inno all’amore, a mamma Loretta scomparsa qualche anno fa. Questo ritornar bambino sta pure nella scelta della foto di copertina dove appare un piccolo Lorenzo sorridente, simbolo della spensieratezza di quegli anni e di un domani ancora lontano e, forse, nemmeno immaginato. Oggi, quel “domani” si è concretizzato ed è ben rappresentato dalle foto di apertura e di chiusura del libretto che accompagna il CD. Il bambino sorridente e l’uomo in cammino con la fidata chitarra tra le mani. Nel mezzo una vita dedicata alla musica, alle storie rock di “terra e polvere” che l’hanno condotto sia su palchi “poco” famosi (ma sicuramente pieni di vita) sia su palchi prestigiosi come, appunto, la sognata Asbury Park a cantare assieme a molti suoi beniamini nella “famiglia” dei Light of Day. Primo fra tutti quel Bruce Springsteen che tanto ha contribuito ad alimentare quella passione nata sulla riva di quel mare tanto simile a quelle onde lontane. “44” è, ovviamente, figlio di questo cammino ma anche di quei, tanti, palchi calcati con i fidi “Miami & the Groovers” che costituiscono da sempre la sua famiglia musicale. Ho molti ricordi personali di quei concerti vissuti su piccoli palchi ma pieni di un’energia che sapeva trasportarti magicamente in atmosfere proprie di certi luoghi mitici (penso, per esempio, al Greenwich Village di NY dove, tra l’altro, Semprini è riuscito a portare live la sua musica) dove il rock sa essere quella “salvezza” a cui aggrapparsi quando la vita ti presenta un conto salato. Questo conto è arrivato, improvviso, con la pandemia e questo disco, come è avvenuto per tanti artisti, risente fortemente di quest’ultimo periodo. Passato e presente si intrecciano; dalla compagnia alla solitudine, dai concerti alla lontananza dai palchi, dallo stare insieme al distacco da quel pubblico che resta parte integrante del “lavoro” di un rocker.

Ed ecco finalmente “44”, metto il CD nel lettore (o avvio la riproduzione nello store digitale) e subito capisco che sarà una “lettura” particolare perché l’intro di “Equilibrio fragile” automaticamente mi predispone ad un ascolto attento confermato nel proseguire degli altri due brani “Lei aspetta” e “La terra brucia”. Paura e speranza sono gli elementi fondamentali, i punti di riferimento principali. “Il mondo grida, c’è qualcosa che non va tu che chiedi un senso da qui all’eternità…….Non c’è più paura dopo quella galleria solo luce pura e vento che ti porta via”. “Lei aspetta in una strada secondaria soffocante come quando manca l’aria e ti guarda con gli occhi di un bambino e ti rispetta già conosce il tuo destino”. “Quanti errori troppe bugie, quanti dottori e malattie, troppe prigioni coi suoi guardiani per arrivare vivi fino a domani……La terra brucia ma noi restiamo qui abituati a questi lividi”.
Poi arrivano “Occhi Verdi” e “Rimini 85” più intensamente dedicate a mamma Loretta: “Occhi verdi che mi scrutano, occhi verdi mi consumano, in un giorno lontano ti rivedrò”. La voce calda di Lorenzo arriva al cuore e rende questo ricordo, questa dedica, una condivisione di sentimenti. La canzone è arricchita dal suono dell’armonica che ci riporta un po’ alle atmosfere americane. “Ed osservo quelle strade, cammino ancora insieme a te, cerco ancora quell’istante, chiudo gli occhi per vedere quello che non c’è”. Sembra di vedere una cartolina di un’estate di tanti anni fa dove il mondo e la vita sembravano più semplici e più belli. “Un respiro per me” ha sia l’aria folk, grazie al suono di una fisarmonica, che un finale più rock con la chitarra elettrica che accompagna la conclusione che ha il tono di un prezioso consiglio: “È un gioco da evitare rimanere sempre in bilico tra paura e brivido”.
Con “Adrenalina” si cambia decisamente passo, cambia il ritmo per sottolineare il bisogno di un picco di energia necessaria perché “Non voglio più pensare a che cosa devo fare, trovare un buon motivo per restare sveglio e non morire….io voglio una scintilla per non spegnere il mio fuoco dentro…..Datemi adrenalina, io voglio adrenalina rimedio naturale in mezzo al petto per non soffocare” (questo è anche l’unico brano non scritto da Semprini ma dall’amico Daniele Tenca). “Il tempo di un battito” assomiglia da un lato al movimento di un’onda dolce con quel cantato morbido e lento “Parla piano dimmi come cambierai, non lo vedi ho aspettato a lungo sai” e dall’altro l’arrivo di un’onda impetuosa con quell’aumento di intensità vocale che scuote l’animo: “Non saprai mai cosa c’è di là oltre le luci di questa città, la vita scorre in un solo attimo, rimane il tempo di questo battito”.
La mente, poi, si perde nei ricordi di “Una notte così”, una notte piena di solitudine e di malinconia, una notte facilmente riconducibile ai lunghi mesi di lockdown quando le porte del passato si aprono su questo presente e riportano alla luce emozioni lontane: “In una notte così guardo fuori da questa stanza, in una notte così penso solo a dove sarai”. Le atmosfere americane ritornano in “Johnny solitario”; un’auto nella notte, un vecchio bar, la radio sempre accesa, “dadi, sangue, pugni e meschinità”. Una fine di sicura sconfitta trasformata in speranza perché: “Johnny guida ancora in questa lunga notte……..spinge sul pedale e corre via col vento”. Il disco si avvicina alla fine, c’è ancora il tempo per raccontare una struggente canzone d’amore (“Gospel rain”) eseguita a due voci con Vanessa Peters e per la chiusura con “Siamo rimasti noi”. Questo finale ci riporta all’inizio della storia, in questa canzone sono chiari i riferimenti alla pandemia, ad una realtà, oggi, un po’ cambiata ma in fondo ancora uguale ad allora. Non abbiamo dimenticato quella “gente sui balconi, occhi vivi e affamati, mille facce differenti, anche quelli spaventati”. La speranza si fa luce: “Ma tu guarda verso il mare e non ti proccupare ce la possiamo fare ma non smettere di amare. Siamo rimasti solo noi a riconoscere gli eroi, a sapere dove andare, siamo rimasti noi”. Questo finale ci riporta anche all’anima rock di Semprini con questa canzone eseguita nella classica formazione chitarra acustica e elettrica, armonica, basso, batteria.

“44”, in conclusione, è un ottimo disco, ben costruito con il supporto di 22 musicisti che hanno sottolineato la maturità artistica di Semprini promosso a pieni voti in questa sua prima prova “a viso scoperto” senza il filtro dell’inglese. Un lavoro fatto col cuore che sarebbe sicuramente piaciuto a mamma Loretta a cui questo disco è dedicato. 

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